Carissimi,
Anche oggi ho trascritto la bellissima omelia di Don Michel, sperando che con l’inizio della Settimana Santa qualcun’altro voglia collaborare a gestire questo “servizio” a beneficio di tutta la comunità.

Segue quindi la monizione introduttiva, il riferimento alle letture del giorno, un breve estratto della “Passione secondo Matteo”, ed il testo per la comunione spirituale del Cardinale Merry del Val.

5 Aprile 2020
Marco

Le letture del giorno

 Is 50, 4-7; Sal.21; Fil 2, 6-11; Mt 26, 14 – 27, 66.

Lettura del “Passio”

A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.

Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito

Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».

Questo è il Mio Corpo, offerto in sacrificio per voi.

La settimana che oggi iniziamo come comunità dei discepoli di Cristo è una settimana molto importante, talmente importante che la chiamiamo la “settimana Santa”; prende anche il nome della “Grande Settimana”, perché è una settimana che poi culminerà nel triduo Pasquale di passione morte e risurrezione di Gesù, per questo nella introduzione alla celebrazione abbiamo ricordato che questa assemblea liturgica è preludio alla Pasqua, e come sappiamo due sono i momenti importanti di questa celebrazione, due momenti importanti che riassumono in se tutti il significato della Pasqua per noi cristiani.

Questa domenica è conosciuta soprattutto come la “Domenica delle Palme”, ma non dimentichiamoci che si chiama anche la “Domenica della passione del Signore”, domenica delle Palme e domenica della Passione del Signore.

Le palme: cominciamo da questo elemento, giacché tutta la prima parte era incentrata sulla benedizione e la processione, avendo in mano i ramoscelli di ulivo e di palme, ma anche di qualche altro albero.

Abbiamo ascoltato il Vangelo secondo Matteo che narra dell’entrata di Gesù in Gerusalemme: l’atmosfera è un’atmosfera di festa, la gente esulta di gioia, molto entusiasta questa gente; si spogliano delle loro vesti, dei loro mantelli, li mettono sulla strada affinché Gesù vi cammini, strappano ramoscelli da tutte le parti per preparare una via dignitosa a questo Gesù, che secondo loro entra a Gerusalemme, lascia la Galilea, entra a Gerusalemme per prendersi (il) possesso del potere.

Potremmo dire che è una celebrazione di “intronizzazione” di questo re: ha compiuto tanti miracoli, ha dimostrato di parlare bene, e quindi è un re degno; finalmente – pensa la gente – è arrivato quello tanto atteso, liberatore d’Israele, l’unto del Signore, il Cristo: e hanno ragione, solo che non hanno capito, forse – potremmo dire anche senza forse – che Gesù di fatto entra a Gerusalemme per essere intronizzato Re, ma non in qualche palazzo, non su qualche poltrona, bensì sulla croce.

Quindi una regalità che spiazza tutti.

Il profeta Malachia aveva già intravisto da lontano questo Re e l’aveva presentato, e sicuramente questa folla di ebrei che cantano, che esultano … conoscevano questo passo di Malachia, visto che conoscono le scritture tutti i sabati, sono formati alla sacra scrittura, ma non basta essere formati alla sacra scrittura, bisogna capirne il significato.

Chiaramente, aveva detto Malachia “ecco il tuo re, mite e umile, che cavalca un asina”: un re strano, che invece di prendere un cavallo, cavalca un asina.

Mite e umile, sono le due virtù che caratterizzano la regalità di Gesù: Gesù è grande perché è mite e umile, ce l’ha ricordato molto chiaramente San Paolo nel seconda lettura: “pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma umiliò se stesso”, arrivando ad accettare la morte e la morte in croce.

Per questo Dio lo ha esaltato, per questo Dio gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome: Questo è il nostro re, e nel Vangelo di Giovanni dirà «il mio regno non è di questo mondo», “Il mio modo di essere Re non segue i canoni di questo mondo”, come pensa la folla, come pensa soprattutto erroneamente Pilato, che facendo ammazzare di Gesù pensa di far ammazzare un usurpatore che mette in pericolo il trono di Cesare; non è vero niente: il nostro Re è il Re umile, mite, che ha come trono la croce.

Questo è il Re che siamo chiamati a riscoprire sempre di più nelle nostre vite, questo è il Re a cui abbiamo aderito, e di cui siamo diventati discepoli.

Quando Pilato fece questa iscrizione che abbiamo ascoltato nel racconto della passione “costui è Gesù il re dei Giudei”, pensava di ridicolizzare Gesù, e ridicolizzando Gesù direttamente ridicolizzare gli Ebrei: “Questo è il Vostro Re”; ma in realtà, senza saperlo e senza volerlo, annunciava una grande verità, diventava un profeta, diventava un un evangelizzatore: “questo è Gesù, il Re dei Giudei”.

Questo è il nostro Re, per questo per noi cristiani la croce è il simbolo, è il segno molto importante, a cui siamo attaccati, e soprattutto se facciamo parte di questa nostra grande chiesa di Lucca, che ha al centro il Volto Santo, capiamo l’importanza della Croce nella vita di ogni credente, nella vita della Chiesa in genere.

Quindi questo è il primo aspetto: Gesù viene intronizzato, Gesù, che manifesta pienamente la sua regalità ma non secondo i canoni umani, ma secondo la volontà di Dio, mite, umile che sacrifica la sua vita per riscattare quella dei suoi sudditi.

E così arriviamo anche alla seconda denominazione: la passione.

Stiamo vivendo questa grande settimana, questi momenti di Quaresima e vivremo anche le feste di Pasqua in una situazione particolare, lo sappiamo tutti: la solitudine, la sera sofferenza, l’incertezza, soprattutto di un domani, e diventa difficile programmarsi, perché non sappiamo quando finirà, come finirà, ma sicuramente finirà, e forse allora potremmo capire meglio il racconto della passione di Gesù, perché attraversa dei sentimenti che più o meno assomigliano ai nostri.

Mi fermo su una delle ultime parole di Gesù sulla croce: (in) questa preghiera, che poi riprende il Salmo che ci viene proposto nella celebrazione eucaristica, il salmo 21
Gesù intona l’inizio: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”

Il Salmo è lunghissimo ed è bello: visto che abbiamo tempo prendete la vostra Bibbia con calma e leggete questo salmo 21: è vero che si apre con questo grido, che non è un grido di disperazione, è vero? è il grido del giusto sofferente, perseguitato, abbandonato, ma non è un grido di disperazione.

Pone delle domande: “fino a quando?”, “Ma perché non ascolti?”, ma poi piano piano, piano piano sfocia di un grido di vittoria, un canto di lode, proprio perché non è un grido di disperazione ma una persona credente che prega.

Per questo Gesù non si sdegna di prendere questo Salmo, di farlo suo, di pregarlo prima di spirare, esprimendo dolore e sofferenza, ma esprimendo soprattutto grande fiducia nel “padre Mio”, Padre suo: Padre Mio, lo chiama nell’orto del Getsemani, Padre Mio!

In questo tempo così difficile anche noi dovremmo intensificare momenti di preghiera; ci esortano a questo sia il Papa, sia il nostro vescovo: è tempo di riscoprire la preghiera vera!

Certamente in un momento come questo sarà difficile che la preghiera inizi con canto di Alleluia: potremmo iniziare come inizia il salmo 21, esprimendo il nostro dolore e gridando.

L’importante è di non arrivare alla disperazione!

E visto che abbiamo tempo per pregare, e visto che parlavo di questo salmo così importante, perché non cogliere questa occasione per riscoprire la preghiera dei salmi?

Noi spesso preghiamo volentieri – e facciamo bene – il Santo Rosario; facciamo bene ma si potrebbe anche variare, variegare ogni tanto; il nostro arcivescovo ci invita a riscoprire la liturgia delle ore: leggere il salmo, con calma pregare il Salmo; si tratta di registrata di pregare: ritroveremo tutti i sentimenti umani espressi, nel dolore, nella gioia, nell’occasione di matrimoni nei lutto, saremo ben serviti!

Riscopriamo questa bella preghiera dei salmi, in modo particolare in questa “grande settimana” che iniziamo, e allora potremmo vivere questo tempo di prova sentendo dentro di noi quella serenità che soltanto Gesù può donare, quella gioia che Gesù soltanto può donare, quella pace interiore che il mondo non può donare: “vi lascio la pace ma non come la dà il mondo”, ma una pace che si può sperimentare, si deve sperimentare anche nell’isolamento, nel dolore, nella sofferenza e nel lutto.

Con questi buoni propositi, che cercheremo di realizzare, allora iniziamo davvero questa Settimana Santa, questa “grande settimana”, e cerchiamo di accogliere tutti i doni che lo Spirito Santo non ci farà mancare, tutte le volte che a Lui ci rivolgeremo attraverso la nostra preghiera, sotto tutte le forme, in modo particolare – come dicevo – cercando di scoprire l’importanza e la bellezza della preghiera dei salmi nella vita della Chiesa.

Preghiera per la Comunione Spirituale

«Ai Tuoi piedi, o mio Gesù, mi prostro
e Ti offro il pentimento del mio cuore contrito
che si abissa nel suo nulla alla Tua santa presenza.
Ti adoro nel sacramento del Tuo amore, l’ineffabile Eucaristia.
Desidero riceverti nella povera dimora che Ti offre il mio cuore.
In attesa della felicità della comunione sacramentale
voglio possederti in spirito.
Vieni a me, o mio Gesù, che io vengo da Te.
Possa il Tuo amore infiammare tutto il mio essere
per la vita e per la morte.
Credo in Te, spero in Te, Ti amo.
Così sia.»

Di Marco

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