Carissimi,
oggi nel Lunedì detto “dell’Angelo” Don Alessandro ha celebrato la Santa Messa nella Chiesa Parrocchiale di Gorfigliano, alla presenza di due fedeli in rappresentanza di tutta la popolazione dell’intera comunità, e nel rispetto di tutte le disposizioni civili ed ecclesiastiche in materia di contenimento dei rischi di contagio.
Don alessandro ha iniziato la celebrazione con il rito di aspersione, ed ha proseguito in una forma comunque solenne, nella considerazione che durante l’intera “ottava di Pasqua” il giorno di Pasqua si celebra “tutti i giorni”.
Alla comunione una fedele ha recitato in testo per la comunione spirituale di Sant’Alfonso Maria de Liguori, utilizzato anche dal Papa per lo stesso motivo e disponibile sul sito della comunità.
Alla fine della celebrazione, è stata recitata la preghiera del “Regina Coeli“, come avverrà per i rimanenti giorni del Tempo di Pasqua fino a Pentecoste.
Dopo la prima foto trovate il riferimento alle letture del giorno, dal sito della liturgia curato dai Monaci Benedettini Silvestrini, e quindi la trascrizione dell’omelia di Don Alessandro, insieme a qualche altro “fermo immagine” dalla celebrazione.
Siamo in cerca di collaboratori per la trascrizione delle precedenti omelie: se siete disponibili, fate un commento in tal senso a questo articolo.
13 Aprile 2020
Ave Maria!
Marco.
Letture: At 2, 14. 22-32; Sal.15; Mt 28, 8-15.
Ecco, la prima sottolineatura che volevo fare la prendo dalla prima lettura presa dagli Atti degli Apostoli: siamo però già dopo la Pentecoste, dice «nel giorno di pentecoste Pietro e gli undici», e c’è la testimonianza di Pietro che annuncia, dopo il dono dello Spirito.
Quindi il primo spunto di riflessione volevo proprio coglierlo dal tempo che viviamo: come viverlo questo tempo?
Come dicevo all’inizio, specialmente dell’ottava, sentirete sempre, anche nella preghiera eucaristica, il ricordo della Pasqua: il grande giorno di Pasqua, per tutta l’ottava; ma non soltanto: la liturgia ci offre questo tempo di Pasqua poi, e quindi arriva fino a Pentecoste.
Ecco perché vedrete – qui accanto c’è – il cero Pasquale acceso, nel quale siamo chiamati a fare esperienza del Signore, che prima dell’ascensione apparve i suoi, e ancora dopo fino a Pentecoste la sua presenza, col dono dello Spirito, che allora riempi in un’altra forma di presenza l’uomo di Dio: è questo che dobbiamo scoprire
Allora questo tempo ci aiuta: mentre abbiamo riscoperto nel cammino quaresimale il battesimo, che ci ha introdotto in questa realtà, nel tempo di Pasqua riscopriamo la presenza del Signore Risorto in mezzo ai suoi.
Ecco perché la liturgia affianca, quasi in modo così indicativo – senz’altro – subito dopo il giorno di Pasqua, quello che avviene dopo la Pentecoste.
Quindi ricordiamocelo: ecco perché anche i segni della liturgia saranno questi fino a quella Solennità.
E Pietro qui esce e fa l’annuncio, dà la testimonianza: ecco, ora mettiamola insieme con quello che diceva il Vangelo, purtroppo un’altra testimonianza, che viene estorta ai soldati – avete sentito – vengono pagati, e gli viene detto di dire ciò che non è vero.
Ecco allora, come ci poniamo di fronte all’annuncio pasquale, che abbiamo sentito ieri e che ancora risuonerà fino a Pentecoste, ma di fatto poi tutte le domeniche?
E’ un problema di Fede: e allora poniamo l’attenzione su questa dimensione che siamo chiamati a esprimere, perché … la Fede ci fa incontrare il Signore: è l’unica strada perché la fiducia in Dio ci fa vedere la realtà della Risurrezione.
In effetti anche ieri – vi ricordate – veniva proprio raccontato il brano quando Giovanni e Pietro corrono, entrano nel sepolcro, e poi dice «… e videro e credettero», così in modo immediato, credettero!
Che cosa videro? Qui c’è stato un prete che ha voluto approfondire, attraverso la modalità anche con cui venivano seppelliti i Giudei … gli Ebrei, anche perché è proprio così immediato questo passaggio fra il vedere il credere, e poi il Vangelo di ieri descriveva proprio bene dove erano messe le bende, il Sudario: allora il corpo veniva avvolto completamente attraverso una fasciatura, però prima di questa fasciatura c’era il sudario, che era sopra il volto; e allora il sudario lo videro da una parte, la fasciatura invece si era adagiata.
Vedete: è un indizio, ma la fede è altro!
Certo: l’indizio ti mette sulla via di fare l’atto di fede, per cui anche la ragione opera dentro l’atto di fede, però non nella stessa modalità con cui viene usata nella scienza: noi non proviamo ad avere una una prova scientifica della risurrezione, fra l’altro Gesù è risorto e non l’ha vista nessuno la Resurrezione, hanno visto gli effetti della risurrezione, le donne … il sepolcro vuoto.
La ragione opera, così, come la teologia dice, con “motivi di ragionevolezza”, cioè … ciò che è accaduto è conforme alla ragione, non è contro di essa; e la ragione, anzi, è come se ti dà l’incipit, è l’inizio, per poter fare l’atto di Fede.
Allora videro questi teli, e credettero, ma il credere è il credere alla persona di Gesù, cioè quello che gli aveva detto durante la vita: che sarebbe risorto!
Allora è stata soltanto – diciamo così, per fare una metafora – la scintilla, che ha acceso nel cuore, di Pietro e di Giovanni … ha acceso l’atto di Fede.
Ecco, perché Dio si mostra, non si può dimostrare con la ricerca scientifica, perché la realtà di Dio è sopra di noi: noi indaghiamo con la ragione le realtà che sono sotto di noi, infatti nella Genesi, quando crea l’uomo, dice “Tu domina, domina tutto il creato”.
Ecco … quindi riesce l’uomo a dominarlo, a fare l’esperimento e a scoprire: la ragione usata così; ma qui siamo in una realtà sopra!
L’unica possibilità per conoscere Dio, allora, qual è? Che Lui si riveli, perché sennò non lo vediamo! Lui ha deciso di rivelarsi, già creandoci … poi … nella redenzione, che abbiamo riscoperto durante la quaresima.
Ecco la ricchezza che ci viene data: il cristianesimo ha qualcosa di veramente profondo che noi dobbiamo sempre di più scoprire, allora la ragione accoglie i segni, il sepolcro vuoto e le donne, e per noi che cosa? L’annuncio della Chiesa, quello che diceva la prima lettura, Pietro che esce annuncia!
E allora dobbiamo entrare nella logica dell’accoglienza, della fiducia.
L’altra alternativa qual è? Quella che qui ci viene detta di questi soldati: la falsità, perché non si accetta questo dato, non si accoglie: ecco la dimensione fondamentale, e infatti quando queste guardie giunsero in città i capi dei sacerdoti e gli dissero quello che dovevano dire, li corruppero, ebbero questa corruzione per i soldi; ma che cosa volevano poi questi capi dei sacerdoti? affermare se stessi, la propria idea: avevano ormai deciso dentro di sé “quello non è il Cristo, non può essere risorto”, quindi avevano deciso.
Vedete come la fede è una dimensione che ci fa esprimere nella nostra libertà: Dio non si impone prepotentemente, ma si propone, sì rivela, si offre.
A noi allora oggi, in questo primo giorno dell’ottava di Pasqua, questo compito: di ripensare la nostra fede e di scegliere, di accogliere la parola di Dio, la rivelazione di Gesù.
Allora lo vedremo risorto, allora ne faremo esperienza anche noi, allora anche noi usciremo – e questo è il compito dei cristiani – come nella prima lettura ci veniva detto: usciremo e annunceremo quello che abbiamo visto, quello che abbiamo vissuto; perché il testimone non può annunciare senza prima aver vissuto: il testimone è così, e parallelamente è come a un processo; cosa fa il testimone? dice quello che ha visto, lo dice al giudice, lo dice …. e così noi siamo testimoni.
Allora facciamo … e viviamo questo tempo in modo intenso, per poter scoprire la presenza di Dio, il che avviene attraverso l’accoglienza della rivelazione, attraverso anche tanti segni che abbiamo, e che la nostra ragione vede, ma che poi si decide a credere: questo atto di fiducia che diamo al Signore.
Allora sì, questo atto di fiducia sarà rafforzato dall’esperienza dell’incontro con il Risorto, e poi dalla testimonianza che il Signore ci chiede nei nostri ambienti, nei nostri luoghi, nel nostro tempo.
Gesù mio,
credo che Tu sei nel Santissimo Sacramento.
Ti amo sopra ogni cosa e Ti desidero nell’anima mia.
Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente,
vieni almeno spiritualmente nel mio cuore.
Come già venuto, io Ti abbraccio e tutto mi unisco a Te;
non permettere che io mi abbia mai a separare da Te.