Carissimi,
domenica scorsa da Pieve San Lorenzo Don Alessandro ha avuto qualche problema con l’audio, e io ho pensato quindi di trascrivere la sua omelia, come ormai faccio da metà marzo.

Questa però sarà la mia ultima trascrizione fino a Pentecoste, perché ho altri impegni da gestire che non me ne daranno più tempo: resto però disponibile verso chiunque si senta nel cuore di offrire questo “servizio” che è importante in generale, e specie di questi tempi, per spiegarvi come procedere.

Per una comunità infatti, l’omelia del Parroco dovrebbe essere quel punto di riferimento intorno a quale sviluppare tutta la vita spirituale della settimana, sia la vita di preghiera che di lavoro, il tutto in attesa della successiva “Pasqua” della settimana, della successiva Domenica.

Vi invito ad iniziare a parlare di come sviluppare il sito anche sui forum, all’indirizzo http://comunita.altagarfagnana.it/forums, per partecipare ai quali bisogna “registrarsi”, lasciando semplicemente un’indirizzo email con la procedura disponibile dal menù laterale del sito.

I primi che si registreranno, saranno anche i primi che potranno fruire dell’accordo no-profit che Don Alessandro ha stipulato a nome di tutta la comunità con Google, potendo così fruire di una casella di posta elettronica GMail e di uno spazio Google Drive da 30GB (contro i 15 di una casella ordinaria) e di tutto il software della G-Suite, fra cui Docs, Sheets, ma soprattutto Meet, per poter iniziare videoconferenze alle quali altri utenti possono unirsi in grande semplicità e senza alcun software: si tratta di un servizio che sarà a disposizione di ogni parrocchiano, ma dobbiamo fare un periodo di prova per capire come gestire al meglio l’assegnazione delle utenze.

Ave Maria!
Marco.

P.S. la trascrizione è stata possibile grazie a una forma di “restauro tecnico” dell’audio, che trovate disponibile all’inizio dell’omelia … commentate pure l’articolo per segnalare difetti di trascrizione …

LettureAt 2, 42-47; Sal. 117; 1 Pt 1, 3-9; Gv 20, 19-31.

Rendete grazie al Signore perché è Buono, il suo Amore è Per Sempre!
Audio “restaurato” dell’omelia

Volevo fare tre sottolineature.

La prima è questa. La prendo dalla frase che Gesù dice in fondo al brano: «beati quelli che pur non avendo visto crederanno»

Ecco cosa ci mette “in comunicazione” con il Signore: è la fede, e questa è la questione importante della vita.

Il Signore, se non appare, è perché vuole darci questa beatitudine, ma del resto anche in noi può emergere questa richiesta che Tommaso fa al Signore: se non vedo, non tocco, non credo.

L’uomo in qualche maniera ha sempre bisogno di toccare, di mettere le dita nelle piaghe, di vedere … ma in questo modo è l’uomo che fissa la misura per credere e così si pone al di sopra di chi ti chiede di credere, di Dio in definitiva. Invece la beatitudine è per chi crede senza vedere perché la vera fede è senza vedere! Ti devi fidare.

E perché è così importante la fede?
Perché la fede è “compromissione della vita”, è incontro, è comunione!

Pensate all’esperienza umana: se una persona ti parla e tutto quello che dice te lo dimostra, te lo fa vedere, tu segui quello che dice, però nei confronti di quella persona non c’è un vero incontro, perché quello che ti dice è sempre una cosa che vedi, quindi in definitiva sono solo i tuoi occhi importanti, ovvero sei solo. Mentre se ti apri alla fiducia dell’altro, capisci che la tua vita è compromessa con quella dell’altro, il tuo esistere è basato sulla vita dell’altra persona, e conseguentemente quello che dice tu lo segui: c’è un unione allora tra te e l’altro.

Ecco perché la beatitudine, perché qui si parla dell’incontro con Dio, della comunione con Lui, quindi la fede non è qualcosa che noi dobbiamo – come dire – “pagare” a Dio, ma è essenziale per entrare nella vita di Dio! E allora vogliamo riscoprirla, perché qui il Signore ci chiede questo, e questo atto che ciascuno di noi è chiamato a fare dobbiamo riscoprirlo in questo giorno, nel giorno del Signore, perché la Domenica l’ha istituita il Signore stesso, avete sentito?

Apparve ai suoi, a quelli che erano – Giuda aveva tradito – quindi sono naturalmente in undici, e poi ritorneranno in dodici con l’elezione di Mattia narrata negli Atti degli Apostoli, erano in dieci perché non c’era Tommaso, ma era nel giorno dopo il sabato.

Che giorno c’è dopo il sabato? C’è la Domenica! Quando Tommaso torna chiede subito di poter vedere e toccare, ma il Signore non appare subito: otto giorni dopo. Ed è di nuovo Domenica. Da qui si capisce che questo giorno nel quale i cristiani si radunano per celebrare i Misteri l’ha voluto il Signore stesso: lui vuole essere presente in mezzo alla sua Comunità.

Anche in noi potrebbe emergere la richiesta di volerlo vedere. E in che maniera lo vediamo? In questo giorno, facendo il nostro atto di fede, aprendoci a questa fiducia nel Signore che ha detto che è in mezzo a noi. E qui facciamo il nostro incontro con Lui.

Viviamo oggi un tempo particolare perché a causa del Coronavirus abbiamo difficoltà a trovarci insieme, siamo sempre in comunione tra noi, ma in un’altra maniera, aiutati da questi mezzi tecnologici. Qui ci sono soltanto alcuni che svolgono un servizio all’interno della liturgia e in un certo senso rappresentano tutti.

Però anche noi, come fa il governo e come fanno giustamente le autorità civili, dobbiamo pensano già alla “riapertura.

E questa sarà per noi un’opportunità, un costruire qualcosa di nuovo, perché se il Signore permette che il male si esprima ci inserisce dentro un bene maggiore!

Cogliamo questa opportunità: ci invita a riscoprire la Domenica come l’incontro con il risorto, ci invita a vivere questa novità. Sciogliere il dubbio di Tommaso, per aprirci alla vera professione di fede: il Signore è risorto ed è in mezzo a noi!

Attraverso questa esperienza comprendiamo che il suo essere in mezzo non è semplicemente un fenomeno -se apparisse sarebbe straordinario, indicibile-, ma sarebbe “fenomeno-davanti-a-noi”, invece con l’atto di fede la sua vita diventa la nostra e viceversa (si dice Comunione). Ecco perché è beatitudine, ecco perché è salvezza, ecco perché è eternità!

Quindi progettiamo già la “ripartenza”: dobbiamo riscoprire questo giorno, dobbiamo riscoprire la Domenica, dobbiamo riscoprire la nostra fede. Ecco come nasce l’uomo nuovo: l’uomo che unisce la sua vita a quella di Dio.

Nell’omelia che feci per l’ultima domenica di Quaresima abbiamo sottolineato il grido di Gesù: “Lazzaro Vieni fuori”: ecco l’uomo nuovo, e da qui il mondo nuovo. Altrimenti non comprendiamo ciò che viviamo e perdiamo una grande opportunità: il Signore non vuole semplicemente mettere una toppa ad un male che purtroppo c’è, ma vuole cambiare la mia storia, dell’Italia, dell’Europa e del mondo intero.

La seconda sottolineatura che volevo fare, è che quando Gesù appare ai suoi, dopo aver detto «Pace a voi!», «mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.».

Subito dopo, sempre nella prima apparizione, Gesù dando il dono dello Spirito dice “Andate!” e dà questo mandato: «A coloro a cui rimetterete i peccati, saranno rimessi; a coloro a cui non rimetterete, resteranno non rimessi»

Mettiamo insieme queste due cose: fa vedere il costato, dà il mandato perché il Suo perdono raggiunga tutti attraverso gli Apostoli.

Che cosa vediamo nei suoi fianchi e nel suo costato aperto? Certo, il Giovedì Santo l’abbiamo detto, vediamo che il Signore ha trasformato la sofferenza, la violenza, nella misura del suo amore: non si è tirato indietro.

Ma vediamo comunque un’azione violenta, perché la passione è terribile, la morte pure: si muore sulla croce per soffocamento, perché il diaframma non riesce più a lavorare, è lo scatenarsi della potenza del male sul Signore.

E poi c’è il mandato a rimettere i peccati – vedete – vuol dire che il Signore apre un altro orizzonte. Lui ha sconfitto il male, ma questa azione di amore ha coinvolto anche noi. Attraverso l’azione della Chiesa (quella di rimettere i peccati) possiamo sconfiggere anche noi il male, possiamo uscire dal peccato ed entrare nella Misericordia di Dio

Abbiamo vissuto la quaresima anche con la difficoltà di accostarci alla Confessione. Pensare alla “ripartenza” vuol dire riscoprire il Sacramento del Perdono come partecipazione alla risurrezione del Signore, alla sua vittoria e così essere con Lui vincitori.

Il rischio è sempre quello che uno si abitua alla la situazione, e dice “ma ... va be’ …alla Messa, anche se non ci vado tanto ho già pregato da casa…. la confessione vedrò domani…” No! Il Signore non ci chiede semplicemente di ritornare a prima, ma di rinnovarci, di rinascere con Lui riscoprendo la sua azione nella S.Messa e nella Confessione!

E’ riscoprendo questi sacramenti che nasce il riscatto di tutto il mondo.

In questi giorni, ma è una tendenza che c’è da diversi anni, ho sentito alcuni commentatori che tendono ad accusare l’uomo come causa anche del male da coronavirus in quanto violentando la natura essa si ribella. L’uomo sarebbe quello che distrugge tutto, e invece la natura, sarebbe la perfezione.

E’ una visione non Cristiana: Certo, l’uomo, è vero, può distruggere tanto.

Vedete: sempre una verità, tolta dal contesto diventa, diciamo fra virgolette “eresia”, errore.

Certo, l’uomo può causare tanti danni, questo è vero, ma è sempre l’uomo che vive nel peccato! Ma è sempre l’uomo la via d’uscita, perché anche la natura è corrotta: anche nella natura, osservandola, ci sono i segni di questa corruzione.

San Paolo dirà che la creazione stessa geme, attendendo l’adozione a figli: allora se è vero che l’uomo può provocare tanti danni, l’uomo è l’unica via! Per mezzo dell’adozione a figli, diventa il riscatto della creazione stessa.

Ecco, accogliamo questa Parola, perché è quella che ci dà l’orizzonte di Dio! Altrimenti c’è l’errore.

E’ la Parola di Dio che ci illumina, e attraverso la quale possiamo percorrere la strada giusta. L’uomo, con i mezzi che ha, può causare tanti danni, ma il riscatto avviene da questa frase bella di San Paolo, che è l’adozione a figli: ecco l’opportunità che ci viene offerta in questa prova. Questo pericolo che ci ha fatto sperimentare la vicinanza della morte, perché c’è la minaccia di essere anche noi coinvolti in questo male; e tanti purtroppo lo sono stati.

Abbiamo preso coscienza della nostra caducità: non abbiamo “in noi” la vita.

Contemporaneamente scopriamo che l’autore della vita è apparso risorto ci offre questa strada, che ci da non soltanto l’opportunità di uscire, ma di più, di scoprire la nostra dignità di figli di Dio. Bisogna partire da questo fondamento!

Ecco l’uomo nuovo, che dicevamo con Lazzaro: “Lazzaro, vieni fuori!”. Ecco la comunità nuova, il mondo nuovo.

Mi sembra una cosa proprio luminosa: la via è quella di scoprirci figli di Dio. Cercherò nelle attività pastorali, di metterla come tema centrale, la base di tutto per la nostra comunità di tutta l’alta Garfagnana, perché possiamo essere veramente luce del mondo, sale della terra.

Terzo punto, ma molto breve, è che questi dieci raccontano a Tommaso quello che gli era accaduto: è questa la dinamica!

Ecco, prepariamo la nuova fase che ci attende, cioè quella del ritornare anche ad una vita, in qualche misura sociale, di incontro: qui il compito del cristiano lo abbiamo confuso con tante cose, che sono importanti, ma non sono primarie, sono conseguenze della dimensione primaria.

La dimensione primaria è raccontare l’esperienza della fede, che è originale, altrimenti priviamo il mondo di questa luce, altrimenti non possiamo dirci cristiani: gli Apostoli raccontano l’esperienza della fede.

Dobbiamo uscire dalla timidezza, la fase che ci attende, “la riapertura”, per noi cristiani consisterà nel riscoprire la dimensione della fede nella Chiesa. E questo è essenziale per il mondo, è essenziale raccontare la nostra esperienza di incontro con il Risorto, condividerla.

In questo tempo difficile la possibilità di comunicare è stata messa in difficoltà. Ci siamo serviti allora anche di questi mezzi tecnologici, di Internet: abbiamo costruito un sito, lo conoscerete, altagarfagnana.it, ci potete andare.

Il sito è un po’ la porta telematica della comunità di tutta l’alta Garfagnana, raccoglie tutta la diversità del nostro territorio, che si esprime nelle varie parrocchie, ma tutte queste diversità devono diventare sempre più come un grande concerto, dove la diversità degli strumenti fa l’armonia della melodia. Bisogna stare attenti che nessuno si isoli, che uno strumento suoni da solo, altrimenti il concerto viene brutto, ma viceversa che tutti suonino insieme così che la diversità diventi ricchezza!

Il sito è uno strumento, vuole diventare un luogo per condividere l’esperienza della fede, per annunciarla come fecero gli Apostoli e, da loro, tutte le comunità che si sono susseguite nella storia, fino a noi.

Ci sono già varie omelie, ma da queste è necessario che ciascuno approfondisca e poi condivida: sotto c’è lo spazio per mettere una propria riflessione o fare una sottolineatura.

Tutti nella particolarità di ciascuno saremo un grande concerto! Faremo la ricchezza, della comunità, la ricchezza della Chiesa: il mondo nuovo che ci attende.

Di Marco

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