Carissimi,
trovandomi con qualche minuto in più del previsto, ho almeno delineato la trascrizione dell’omelia di ieri di don Alessandro da Borsigliana, e sfruttando la “scusante” dell’onomastico ho pensato di “abbozzare” una mia presentazione nel forum, su questo post, sperando che qualcuno faccia altrettanto.
Sto anche raccogliendo i miei scatti migliori fatti in Garfagnana su uno specifico album Google Photo, per poi usarle su questo sito; lo trovate all’indirizzo https://photos.app.goo.gl/sNyHNZp8s7hchgXP7
Ave Maria.
Marco.
Letture: At 5, 34-42; Sal.26; Gv 6, 1-15.
Ci siamo dati come programma per tutta la comunità dell’Alta Garfagana quello di continuare a sostare sulla Parola di Dio che abbiamo ascoltato la Domenica. Quando finirà questa emergenza, potremo riunirci insieme, ma intanto ciascuno di noi, anche dalle proprie case, ogni domenica, è chiamato a riscoprire la Messa.
Questa fase nuova che si sta per aprire – speriamo presto – deve essere un ritorno a ciò che è essenziale, ciò che è importante nella vita.
La Domenica come centro della settimana, come inizio della settimana, e la Parola di Dio come nutrimento per tutta la settimana. Vi ho già invitato a ritornare su quella Parola.
Vogliamo ora sottolineare qualcosa, che prendiamo da questo Vangelo, però in riferimento al Vangelo ascoltato domenica: vi ricordate Tommaso? lui non c’era e non ci credeva, Gesù apparve otto giorni dopo. Se andate sul sito trovate l’omelia “restaurata”, si sente in modo accettabile. Nel primo punto abbiamo sottolineato che il Signore appare a Tommaso otto giorni dopo.
Gesù non appare subito, appena Tommaso fa emergere il suo dubbio: lui non ci credeva. Appare otto giorni dopo: risiamo a domenica, perché prima era il giorno dopo il sabato; allora la domenica l’ha istituita il Signore: lui ci vuol far fare in quel giorno una particolare esperienza della sua presenza, ecco perché c’è il precetto domenicale!
Non dobbiamo fermarci soltanto al precetto, perché sennò diventa una cosa che dobbiamo fare: dobbiamo capire che il precetto l’ha messo la Chiesa perché, come un padre indica ai propri figli di andare a scuola, di fare le cose che sa che solo il bene del figlio, così la Chiesa. Così si esprime la maternità e la paternità della Chiesa.
Allora non dobbiamo fermarci al precetto. Perché è così importante la domenica? Perché la domenica l’ha voluta il Signore stesso, ha lasciato a noi questo dono. Ed è lì, nell’Eucaristia celebrata, che Lui si dona a noi!
La moltiplicazione dei pani che abbiamo ascoltato ora è una grande catechesi sull’Eucarestia, è una catechesi che ci proietta già nell’Ultima Cena. Questo popolo era lì, ma non aveva ciò che serve per vivere. Ecco il Signore fa questo perché è l’Eucaristia che ci fa vivere. Non è semplicemente un cibo materiale.
Senza questo cibo, senza l’Eucarestia, “non possiamo vivere“: lo dissero anche i martiri di Abitene. E’ l’unico vero cibo: questa è la verità profonda. L’Eucarestia domenicale diventa allora il centro della vita, dove noi attingiamo la forza per la settimana appena iniziata.
Se non andiamo, se non partecipiamo – ora in maniera un po’ particolare, partecipiamo dalle case, ma ugualmente dobbiamo raccoglierci nella preghiera – non abbiamo il cibo per vivere!
Poi ci cibiamo dello stesso cibo, perché qui Gesù moltiplica il pane: che significato ha? Da pochi pani diventano tanti, per dire che è il Signore che opera questo miracolo, e lo fa dicendo: “guardate, c’è un unico pane, però io lo moltiplico per tutti”. Il pane però è uno: vuol dire che voi vi cibate dello stesso pane, dello stesso cibo, e proprio perché vi cibate dello stesso cibo diventate un’unica realtà, un’unico corpo: la Chiesa, la comunità.
Mentre oggi riscopriamo alla luce di questo Vangelo che l’Eucarestia è essenziale per la vita, altrimenti moriamo, dall’altra parte vediamo che è anche essenziale per la nostra vita di fraternità. Soltanto cibandoci dell’unico cibo, del pane che è Gesù, diventiamo l’unico corpo, diventiamo fratelli fra di noi.