Domenica del “Buon Pastore”
Durante questa settimana vi invito a meditare il Vangelo di questa domenica. Possiamo così camminare insieme a livello personale e comunitario.
Qualche piccolo suggerimento:
Nella vostra preghiera quotidiane invocare il dono dello Spirito Santo (scarica qui).
Leggete il Vangelo e rileggetelo. Sottolineate ciò che vi colpisce o mettete piccoli commenti: è una cosa che rimane a voi. Potete scaricate la pagina del Vangelo da qui. L’ho impaginato con un grande spazio di interlinea perché possiate scriverci sopra.
Non date niente per scontato (tipo: “lo conosco già… l’ho già letto… Ho già capito…”), ma accettate la fatica di leggere e rileggere, quasi memorizzando la Parola. Prendete l’esempio da Maria che “serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”(Lc 2,19). Così nella vostra vita: ciò che vivete o che vi accade sarà illuminato dalla Parola.
Potete aiutarvi riascoltando l’omelia riportata qui sotto. Oppure con qualche altro commento, sempre su questo brano di Vangelo (è bella questa omelia di S.Gregorio Magno che potete scaricare qui)
I discepoli di Emmaus dopo l’incontro con il Signore tornarono a Gerusalemme, dalla comunità, ed “essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane”(Lc 24,35). Anche noi condividiamo quello che il Signore ci ha suggerito. In fondo a questa pagina c’è lo spazio per questo. A fine settimana potete scrivere un pensiero, una meditazione, una frase da sottolineare. La vostra esperienza dell’incontro con il Risorto da condividere con la Comunità…
Don Alessandro.
Letture: At 2, 14. 36-41; Sal.22; 1 Pt 2, 20-25; Gv 10, 1-10.
L’ultima frase del Vangelo ci indica il messaggio di questa domenica. Gesù dice: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza», questo è il centro.
Adesso stiamo vivendo un tempo così difficile e particolare in cui la nostra vita è stata messa in pericolo. C’è tanta paura nella gente e comprendiamo quanto è importante la vita, forse prima non ci rendevamo conto che tutti i giorni la vita è un dono che riceviamo, non è un possesso che abbiamo. Oggi possiamo vivere questa Parola con più profondità perché facciamo l’esperienza di questo momento difficile.
Ci siamo allontanati da quella frenesia che addormentava tutto, e non ci faceva più comprendere dove stavamo andando. In questo tempo ci siamo fermati, e forse tanti hanno riflettuto. Perché questa riflessione non rimanga soltanto qualcosa di “chiuso in noi”, dobbiamo accogliere la Parola: lasciarci illuminare da essa.
Gesù dice «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» e però dall’altra parte ci sono due immagini importanti in questo Vangelo: il Buon Pastore e la porta.
Vogliamo, attraverso queste immagini, approfondire in cosa consiste la vita: essa comporta una scelta. Oggi dobbiamo scegliere la vita, perché – dice Gesù – non c’è soltanto il buon pastore, ci sono anche i mercenari.
E scegliere la vita significa scegliere Lui perché dice «Io sono venuto perché abbiano la vita», c’è l’Io di Gesù, c’è la sua Persona. Ma quelli che ascoltavano non compresero.
Chiediamo anzitutto allo Spirito che invece ci faccia comprendere.
La prima immagine che Gesù utilizza è quella che lo descrive come il buon Pastore. Questo è molto importante, nella vita liturgica della Chiesa. Infatti questa quarta domenica presenta tutti gli anni Gesù come buon Pastore E voi sapete che ogni anno si leggono letture diverse in base a un ciclo che dura 3 anni.
Sentite che bello: quando descrive il buon pastore il Vangelo ci dice così «egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome».
Noi siamo dei chiamati: chi chiama conosce il tuo nome; conoscere il nome vuol dire conoscere nella profondità il tuo essere.
Poi un’altra caratteristica: «le conduce fuori». Le spinge fuori, addirittura. Questa chiamata ha un movimento dentro di sé: è una chiamata a uscire da noi stessi, dalle nostre prigionie. Dopo vedremo nell’altra figura in cosa consiste questo “uscire”; ma in questo uscire non siamo soli, dice «le conduce fuori», e quando le ha condotte fuori «cammina davanti a esse»: ecco il Buon Pastore.
In questo tempo di incertezza non siamo soli: siamo chiamati dal Buon Pastore e siamo condotti da lui; Lui è davanti a noi. E’ il buon pastore che ci difende: una delle funzioni proprie del pastore è quella di difenderci con il bastone dai mercenari, da coloro che se ne vogliono approfittare.
Ecco la figura del Buon Pastore e delle pecore: questa immagine che è familiare anche a noi, perché anche dalle nostre parti abbiamo questa esperienza del pastore e delle pecore. Ci fa capire che c’è una relazione pastore-pecore.
Infatti non è solo descritto il buon pastore con queste belle caratteristiche, ma si descrivono anche le pecore: dice che esse, le pecore, «lo seguono». Ecco la nostra risposta: seguire. Poi specifica, lo seguono «perché conoscono la sua voce». La conoscono perché l’ascoltano!
Ci siamo dati come indicazione importante per la nostra comunità, perché questa Parola non passi così semplicemente e venga dimenticata, ma incida nella vita, di rileggere questa Parola: questo vuol dire ascoltare la sua voce, mettere la parola di Dio al centro della vita. Vuol dire vivere questa dimensione profonda che ci viene donata: essere pecore, cioè “uditori della parola”, capaci di seguire il Signore, illuminati da Lui nella nostra vita quotidiana.
C’è bisogno di accettare la fatica di leggere e rileggere la Parola, quasi memorizzandola: guardate che è importante! Qui c’è un salto di qualità. Viviamo così come Maria che serbava le cose nel suo cuore: in quello che ci accade c’è una luce che derivano dalla Parola ascoltata che illumina le varie situazioni della vita. Ci conforta in un momento difficile, ci sostiene: sono le mani di Dio che ci raggiungono. Questa è l’esperienza Cristiana che poi dobbiamo condividere tra di noi per fare comunità.
La seconda immagine che Gesù usa è quella della porta.
Spiega: “Io sono la porta delle pecore”. La porta è una realtà che di per sé stabilisce un cambiamento. Entrando attraverso una porta c’è un passaggio da una situazione ad un’altra. Da una realtà ad un’altra. Dalla nostra realtà alla sua. Qual è la sua realtà? E’ quella di essere il Figlio. Cioè per mezzo di lui noi entriamo in una nuova relazione con Dio Padre. Ecco la realtà dove il Signore ci vuole condurre. Siamo fatti per entrare in questa paternità: è la vita in abbondanza. Gesù è venuta a rivelare questa realtà, non soltanto a rivelarla, ma a renderla possibile. Noi uniti a lui, ecco perché facciamo comunione col Signore. Uniti a Lui entriamo in una nuova relazione con il Padre. Ecco dove siamo condotti, ad essere figli di Dio
Durante la settimana riprendete tutte queste belle immagini che descrivono il buon pastore, questi significati: rileggendo il Vangelo ogni giorno nelle preghiere che fate. Poi sul sito metteremo la Parola di Dio, questa riflessione e poi vi indicherò degli strumenti elementari per crescere nella lettura quotidiana della Parola. Vedrete le grandi opere che il Signore compie, e questa nuova realtà in cui il Signore ci introduce.
Dice il Vangelo che le pecore potranno entrare e uscire: sono libere, non vincolate da nulla perché la relazione col Padre ti fa conoscere chi sei (figlio di Dio), e conseguentemente ti rende libero.
Figlio di Dio e, conseguentemente, fratello con l’altro, che entra, anche lui, in questa relazione col Padre. Da qui nasce la comunità, la comunità che vogliamo costruire sempre di più e portare avanti.
Oggi si fa un grande parlare, giustamente, di una fase nuova che inizierà nella vita civile. Speriamo che inizi presto anche la celebrazione dell’Eucaristia con il popolo. Ascolteremo dai nostri Vescovi quello che ci daranno. Però non dobbiamo vivere questa fase come un ritorno al passato. Il Signore ci chiama a vivere in profondità la relazione con Gesù e quindi col Padre perché così nasce la vera novità: non vogliamo tornare quelli di prima, ma meglio di prima. Nasce così l’uomo nuovo, fatto a immagine di Cristo, e da qui nasce la società nuova.
Questa prova ci offre l’opportunità di crescere. Non è soltanto una cosa che facciamo per noi, ma per gli altri. Perché noi siamo luce del mondo, sale della terra. Il mondo, per uscire dalle ricorrenti crisi, attende questa novità: la realtà dei figli di Dio, fratelli in Cristo.