Accogliamo il dono della Parola ascoltata e celebrata domenica scorsa e cerchiamo di meditarla durante la settimana. Già domenica scorsa vi ho suggerito un piccolo metodo:

  1. Prega la sequenza allo Spirito Santo (la trovi qui).
  2. Leggi il brano del Vangelo, sottolinea quello che ti colpisce, scrivi piccole riflessioni ecc. (scarica qui una versione stampabile).
  3. Cercando di rimanere su questo brano leggi le riflessioni che ti aiutano ad approfondire. Qui sotto trovi il video dell’Omelia di don Michel e la sua trascrizione.

Al termine della settimana sarebbe bello condividere qualcosa del cammino fatto, come i discepoli di Emmaus. Cliccando sull’articolo ed andando in fondo alla pagina c’è lo spazio apposito: puoi scrivere una riflessione, un pensiero, una sottolineatura ecc.

Buon cammino, don Alessandro.

LettureAt 6, 1-7; Sal.32; 1 Pt 2, 4-9; Gv 14, 1-12.

https://youtu.be/ZFIz3m7ZNPQ?t=957

Soffermiamoci su alcune espressioni che troviamo nelle letture di oggi con lo scopo di nutrire la nostra fede, perché la parola di Dio che ci viene proclamata, soprattutto la domenica, ha proprio lo scopo di essere nutrimento.

Nella prima lettura si inizia dicendo «aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove»: qui abbiamo a che fare con una crisi profonda che ha attraversato la comunità nascente, una questione che ha rischiato di dividere la Chiesa di Dio; ed è una questione materiale: il cibo.

I cristiani di lingua greca notano che c’è una ingiustizia nei loro confronti, che le loro vedove sono trascurate, e lo esprimono chiaramente mormorando, protestando, perché vogliono essere considerati alla pari degli altri, come veri fratelli.

Abbiamo sentito la reazione degli Apostoli, che hanno colto l’occasione per scegliersi dei collaboratori istituendo questi sette uomini, pieni di spirito e di sapienza, affinché si dedicassero a questo compito della distribuzione equa del cibo.

Non è una questione secondaria: è vero, l’uomo non vive soltanto di pane ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio, ma vive anche di pane, e tutta la storia della evangelizzazione ci insegna che non c’è annuncio della parola di Dio che non sia accompagnato da un attenzione ai bisogni concreti delle persone.

Basta vedere come hanno agito, come agiscono, i missionari di tutti i tempi: annunciano la parola, ma si preoccupano anche di alleviare le sofferenze e di soccorrere i bisognosi che trovano, e che vogliono evangelizzare.

In altri termini, non esiste un cristianesimo fatto soltanto di spiritualità senza la carità, una carità fattiva, concreta, quindi che passa anche attraverso la condivisione dei beni materiali.

La Caritas è un organo di evangelizzazione: non è soltanto un centro per ridistribuire generi alimentari, indumenti e altre cose, è un centro di evangelizzazione, di annuncio, perché non si può annunciare “Dio è amore, Dio vi ama” se poi concretamente non dimostriamo amore fattivo verso le persone evangelizzate.

Quindi la Chiesa di oggi, la Chiesa di sempre, deve stare attenta a questi bisogni dei fratelli e delle sorelle in mezzo ai quali vive, ricordando – dicevo – che la Carità è evangelizzatrice

Vedendo le vostre opere buone – dice Gesù nel Vangelo di Matteo – gli uomini lodano Dio; vedendo le vostre opere buone imparano a lodare Dio, quindi non trascuriamo questo aspetto nelle nostre comunità.

La parola, la preghiera, la carità: sono i pilastri che ci ricorda la prima lettura di oggi su cui si poggia l’edificio chiesa.

Nella seconda lettura pietro ci dice «avvicinandovi al Signore, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale».

Stringendovi a Cristo: questa è una bellissima definizione di Cristiano.

Il Cristiano è una persona che ha un rapporto strettissimo con il Signore: stringendovi lui, abbracciandolo fortemente, in modo da non lasciarlo.

Stringendovi a Cristo, che è Pietra Viva, anche voi diventate pietre vive; stringendovi a lui che è vita, anche voi acquisite la vita, per dire che chi si stacca da Lui si stacca dalla fonte della vita.

Nel Vangelo di Giovanni aveva adoperato – Gesù – la metafora della vite e dei tralci: “Io sono la vite vera, voi siete i tralci: ogni tralcio che si stacca dalla vite è condannato a seccare e a morire”; per vivere il tralcio ha bisogno della linfa vitale della vite, quindi di rimanere attaccati; avvicinandovi al Signore Pietra Viva anche voi siete edificati, siete costruiti.

Curiamo questo rapporto con il Signore Gesù: il cristianesimo non è una una dottrina, non è un insieme di belle teorie, il cristianesimo è rapporto con una persona concreta, Pietra Viva, che è Gesù Cristo, da conoscere, da amare, con cui legare un’amicizia vera, strettissima.

Così ci insegnano tutti i santi: siamo in questa chiesetta dedicata a Santa Cristina; il martire è una persona che è talmente stretta, si è talmente stretta a Cristo, si è avvicinata a Cristo in modo talmente forte che ha condiviso con Cristo la stessa morte, non ha voluto mollare di fronte alle persecuzioni, e Santa Cristina sappiamo che è stata perseguitata addirittura da suo padre, ma lei non ha voluto staccarsi da Gesù; piuttosto staccarmi dal mio padre carnale, che staccarmi da Gesù, perché Gesù è vita; hanno minacciato una ragazzina, l’hanno minacciata e ha resistito perché sapeva che stringendosi fortemente a Cristo anche lei diventava Pietra Viva, per questo la onoriamo come “grande”, pur essendo morta a undici/dodici anni, una ragazzina.

Stringendovi a Cristo: questo rapporto – dicevo – lo dobbiamo riscoprire.

Infine un terzo pensiero lo prendo dal Vangelo, per la domanda di Filippo, la richiesta che Filippo fa Gesù: «Mostraci il Padre e ci basta».

Bella Domanda! Noi vogliamo vedere il Padre, è l’anelito di ogni credente, di ogni religione! Sarebbe bello vedere il Padre, vedere Dio, ma Dio nessuno l’ha visto: diceva Giovanni a conclusione del prologo del suo Vangelo, nel capitolo primo.

Dio nessuno lo ha mai visto, il che non significa che non nessuno può vedere Dio: solo il Figlio unigenito ce lo ha rivelato. Vuoi vedere Dio? Eccolo qua! Perché in Cristo abita la pienezza della divinità – dirà Paolo scrivendo ai Colossesi -; non andate a cercare altrove, guardate a Lui: è il Dio fatto uomo, che ci spiazza perché ci assomiglia talmente tanto che uno dice: “Ma come, non può essere Dio: mangia, beve, è vicino ai peccatori, mangia con loro… “. E’ sì, questo è il nostro Dio! Non un Dio lontano, un Dio vicino: Chi ha visto me ha visto il padre, Filippo: Io sono la via che conduce al Padre.

Vuoi vedere il Padre? “Io sono la porta“, diceva nel Vangelo di domenica scorsa. Devi passare allora per me, per forza: è l’unica via, non ce ne sono altre.

Quindi essere cristiani significa riscoprire questa via e cercare di percorrerla; e percorrere questa via significa semplicemente cercare di vivere come ha vissuto Gesù.

Così anche noi, imitando Gesù riveliamo il Padre.

Dicevo, forse l’ho citato più di una volta questo barbone a Parigi, che era stato soccorso da Abbè Pierre – è un nome conosciutissimo no? che si è battuto per difendere i diritti dei poveri, tra i poveri, ma che per difenderli è stato al Parlamento, ha fatto tutte le sue lotte per gli ultimi, per questi cosiddetti “barboni”.

Allora questo barbone gli fa “Bah, io non so se Dio esiste, ma se dovesse esistere, dovrebbe essere come l’Abbè Pierre”

Un Cristiano che rassomiglia a Cristo, che agisce come Cristo, diventa rivelatore del Padre: è la Grazia che vogliamo chiedere oggi celebrando l’Eucarestia, affinché davvero la nostra vita possa far vedere il volto invisibile del Padre.

Vedendo le vostre buone opere le persone arriveranno al Padre.

Anche noi allora diventeremo via, una piccola via ovviamente, perché la via Maestra rimane una, ma chi segue Cristo diventa anche egli una via, che piano piano può aiutare il fratello, la Sorella a raggiungere Dio.

Di Marco

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