Accogliamo il dono della Parola ascoltata e celebrata domenica scorsa e cerchiamo di meditarla durante la settimana. Già domenica scorsa vi ho suggerito un piccolo metodo:

  1. Prega la sequenza allo Spirito Santo (la trovi qui).
  2. Leggi il brano del Vangelo, sottolinea quello che ti colpisce, scrivi piccole riflessioni ecc. (scarica qui una versione stampabile).
  3. Cercando di rimanere su questo brano leggi le riflessioni che ti aiutano ad approfondire. Qui sotto trovi il video della S.Messa e la trascrizione dell’omelia.

Al termine della settimana sarebbe bello condividere qualcosa del cammino fatto, come i discepoli di Emmaus. Cliccando sull’articolo ed andando in fondo alla pagina c’è lo spazio apposito: puoi scrivere una riflessione, un pensiero, una sottolineatura ecc.

Buon cammino, don Alessandro.

LettureAt 8, 5-8. 14-17; Sal.65; 1 Pt 3, 15-18; Gv 14, 15-21.

https://youtu.be/7WgmQXqcTls?t=3

L’itinerario che abbiamo intrapreso dopo la Pasqua è quello di mettere al centro la grande novità che ci coinvolge tutti: il Signore ci dona la realtà di essere suoi figli, figli di Dio.

Gesù – vi ricordate domenica scorsa – ha detto “nella casa del Padre mio vi sono molti posti, se no ve l’avrei detto”, “non sia turbato il vostro cuore: abbiate fede in Dio e abbiate fede in me”, e poi, di fronte alla domanda di Tommaso, “Io sono la via, la verità, e la vita“: ci abbiamo meditato tutta la settimana.

Vogliamo vedere in cosa consiste veramente questa via. Lo possiamo scoprire accogliendo la Pasqua come presenza del Signore risorto. E’ risorto perché ci vuol donare questa realtà, questa via: anche noi possiamo entrare nella comunione con il Padre.

Gesù, all’inizio del Vangelo di oggi, ci dice una cosa importante: memorizziamo questa frase, poi la riportiamo anche nella nostra vita della settimana «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti»

Ecco, è una fase essenziale: vedete, noi molto spesso siamo orientati verso una tensione, che è quella di rispettare una legge morale; è giusto, ma rischiamo da una parte di cadere un po’ nella logica dell’ebraismo: per L’ebreo la salvezza viene dal rispetto della legge, e noi sappiamo come nei farisei questa dimensione abbia preso il loro cuore, per cui alla fine si era tradotto in un assolvimento esteriore della legge, ma è il cuore che Dio vuole, allora Gesù svela il senso profondo della legge!

In questa frase c’è quasi un automatismo: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti».

La dimensione più profonda di quella morale è quella dell’amore. La dimensione morale ci aiuta a capire dove sta il cuore, se amiamo il Signore: ecco cosa ci dobbiamo domandare oggi.

«Io sono la Via la Verità e la Vita»: c’è l’Io, c’è l’Io di Gesù, e verso una persona noi possiamo soltanto manifestare verso di essa l’amore, la fiducia.

«Se mi amate»: dobbiamo domandarci oggi: “amiamo veramente il Signore?

Cosa vuol dire allora “amare” una persona?

Vuol dire “vivere con lei“, vuol dire far sì che la vita non sia tale se non alla presenza del “tu” amato, dell’altro che si ama.

Il Signore ci chiede questo: «Se mi amate»; e oggi vogliamo rispondere “sì, ti amiamo Signore”, però sappiamo anche che questo cammino di amore è nel tempo, quindi è un cammino; e poi, se guardiamo la nostra vita, vediamo anche tanti momenti in cui non siamo stati fedeli a questo amore, però l’amore è più forte delle infedeltà, cioè spinge al ritorno, se è vero amore.

Ecco perché subito dopo Gesù aggiunge: «io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito».

E chi è il “paraclito”? Il Vangelo riporta il termine dal greco “paràcletos”. Di per sè vuol dire “colui che si mette accanto“. Per comprendere dobbiamo entrare nella mentalità e nella cultura degli ebrei, in particolare nella modalità con cui si svolgeva un processo. Non c’era, come da noi, un avvocato difensore: ognuno si doveva difendere da sé, e quindi poteva anche avvenire che non fosse in grado di dimostrare la propria innocenza, oppure, benché colpevole, fosse meritevole di essere perdonato.

Se nella assemblea si alzava una persona giusta, ritenuta tale dalla comunità, e si “metteva a fianco” di quella persona, allora quella persona veniva ritenuta o non colpevole, oppure meritevole di perdono e quel giusto era “colui che si mette accanto”, era “paraclito”.

Vi manderò un altro Paraclito“. E’ il dono dello Spirito: siamo orientati verso la Pentecoste. Il Paraclito è colui che si mette accanto a noi, là dove la persona è caduta, si è allontanata da Dio, questo Paraclito si mette accanto e ci rende giusti, nella misura in cui noi rimaniamo in quest’amore. Così come è scritto all’inizio del Vangelo «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti».

Abbiamo un difensore, abbiamo un giusto, che si mette accanto a noi, che ci orienta verso il pentimento nei confronti di quello che abbiamo fatto: allora possiamo attingere veramente alla misericordia di Dio, possiamo ritornare!

L’amore è al di sopra di tutto, perché ci fa ritornare. Ecco perché possiamo essere da una parte rassicurati nel nostro cammino terreno e dall’altra vedere le cadute non nella logica dell’abbattimento o della rinuncia: “tanto non è possibile”, “tanto poi ci ricasco”. Diciamo così perché puntiamo sulle nostre forze, ragioniamo infatti nella logica della legge. Ma il Signore ha mandato un altro paraclito! Non siamo capaci di essere bravi e di non cadere più: la Chiesa ci dice nella sua saggezza E’ la grazia di Dio che ti aiuta.

Che cos’è la grazia di Dio: è la presenza di questa persona, è lo Spirito Santo, è il Paraclito, che muove il cuore verso il pentimento, che ci difende, ci accompagna in questo percorso. Vedete come la vita spirituale è allora un percorso, la fede non è “statica”, non è un assolvimento esteriore delle cose: Dio non vuole che noi facciamo qualcosa, Dio vuole noi. Ecco perché dichiara: “se uno mi ama”

Mettiamo al centro della nostra vita il Signore e allora ci accorgeremo, per questa strada, che il Signore ci accompagna.

Gesù proseguendo dice: «Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete»,

Ecco gli occhi della fede. In questo cammino abbiamo il Paraclito, abbiamo il Signore risorto presente nell’assemblea, particolarmente nella Celebrazione Eucaristica.

Gesù che ci accompagna: “voi mi vedrete”, ecco gli occhi della fede; e fra poco l’Eucarestia, noi lo vediamo: non siamo soli ,abbiamo Lui, e per mezzo di Lui siamo in relazione con il Padre, e ci scopiamo figli.

Preparandoci! La prossima domenica sarà l’Ascensione, il Signore che ascende al Padre, quella dopo la Pentecoste. Capite allora la svolta di questa domenica: il Signore, dopo averci rivelato la nostra dignità di figli, dopo aver detto che è “la Via”, ci dice che possiamo entrare veramente nella via solo amando il Signore, accogliendo il Paraclito, lasciandoci trasformare da Lui, dalla sua azione, disponendo il nostro cuore sempre al pentimento, laddove vediamo che ci siamo allontanati da Lui. Il Signore realizzerà la sua opera, e noi avremo veramente la nostra dignità di figli di Dio.

In un mondo come quello che conosciamo, segnato dalla pandemia da coronavirus, ci stiamo preparando a ripartire, ma non vogliamo essere come prima!

La parola di Dio accolta, il Paraclito, ci farà essere nuovi: potremmo costruire una nuova vita, una nuova società, un nuovo mondo.

Di Marco

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