Continuiamo a meditare la Parola proclamata domenica nella Liturgia. Portiamola con noi tutta la settimana. Un piccolo metodo:

  1. Prega la sequenza allo Spirito Santo (la trovi qui).
  2. Leggi il brano del Vangelo, sottolinea quello che ti colpisce, scrivi piccole riflessioni.
  3. Cercando di rimanere su questo brano leggi le riflessioni che ti aiutano ad approfondire. Qui sotto trovi la registrazione dell’omelia di domenica e la sua trascrizione.

Al termine della settimana sarebbe bello condividere qualcosa del cammino fatto, come i discepoli di Emmaus. Cliccando sull’articolo ed andando in fondo alla pagina c’è lo spazio apposito: puoi scrivere una riflessione, un pensiero, una sottolineatura ecc.

Buon cammino, don Alessandro.

Il “fuoco” che trasforma!

Oggi 31 Maggio 2020. Solennità di Pentecoste. Vieni Santo Spirito!

Letture: At 2, 1-11; Sal 103; 1 Cor 12, 3b-7. 12-13; Gv 20, 19-23.

Omelia

E’ Pentecoste anche per noi! La Liturgia non è un ricordo, la liturgia è un fatto un evento che accade: noi siamo nel Cenacolo, il Signore vuole donare il suo Spirito. E’ lo Spirito Santo, è un dono. Perché l’essenza di Dio è il dono di Sé. Infatti è trinità, relazione. Questo è il mistero di Dio.

Lo Spirito Santo viene raffigurato come fuoco: è quel fuoco che si è manifestato sul Sinai quando Mosè ricevette la legge. Qui, nella Pentecoste, c’è una nuova legge, non è più scritta sulle pietre, è scritta nel cuore: nei nostri cuori.

Volevo sottolineare due cose che prendo dall’immagine del Fuoco.

Il fuoco distrugge ciò che è effimero e lascia ciò che è essenziale: dobbiamo permettere a questo fuoco che operi dentro di noi. Quindi c’è una dimensione personale che dipende dalla propria libertà.

E’ per questo che tutti gli anni la liturgia ci propone la festa della Pentecoste, perché diciamo il nostro sì, ma questo sì è chiamato a crescere nel tempo. Il tempo è l’espressione della nostra libertà.

Il nostro io con il peccato originale si è distaccato da Dio: ragiona nella logica dell’avere: è l’io che vuole avere tutto per sé, vuole avere il dominio sugli altri, sulle idee, sulle situazioni. Altrimenti ci arrabbiamo. La rabbia è la risposta a ciò che viviamo come impotenza. Lì ti rendi conto che non sei Dio, ma l’io che vuole avere tutto e quindi vuole sostituirsi a Dio non sopporta questa situazione.

Il fuoco che cosa fa? Distrugge ciò che è falso. Vogliamo essere sinceri verso noi stessi e anche coraggiosi: se guardiamo queste dimensioni profonde vediamo che anche la nostra vita è nella logica dell’avere. Non in quella del dare, del dono di sé. Chi ci salva da questo? E’ più forte di noi, sembra prendere il sopravvento, distrugge quella serenità che il Signore invece vuole che noi viviamo. Ci sono dei livelli più esteriori, più superficiali, ma la motivazione profonda è quella che il nostro io non è fatto per se stesso, ma è fatto per Dio per l’incontro con l’Altro. Lo Spirito, il fuoco, scende, toglie questa falsità e ci fa essere noi stessi, ci fa compiere il progetto che Dio ha su di noi.

Ricordiamo l’Ascensione. Abbiamo detto che Gesù ascende al cielo per dire che Cielo e Terra sono uniti e se l’uomo pensa di essere solo nella dimensione della terra e di non aprirsi allo Spirito cioè al Cielo, a Dio, l’uomo non realizza se stesso. Sarà sempre insoddisfatto.

Oggi viviamo una cultura dove ciò che conta è l’avere. Questo si traduce nel possesso violento degli altri, delle situazioni, e tante volte della materia. Ma guardate come la materia ci tratta. Sì, magari uno punta tanto su una cosa per averla, ma quando l’ha tutto è passato. Il fuoco invece scende, purifica, ci fa capire qual è la strada.

Insegnaci Signore la via perché oggi accogliamo il tuo Spirito. Potete prendere il foglietto, c’è la sequenza allo Spirito Santo, è molto bella. Mettetela nelle vostre preghiere personali.

C’è un’altra dimensione sempre legata al fuoco che scende: avete sentito nella prima lettura che questo fuoco si divise in tante fiammelle che si posarono su ciascuno. Dio rispetta l’originalità di ciascuno. Dio non vuole che la diversità diventi motivo di divisione, ma vuole che diventi ricchezza per tutti. Noi talvolta l’abbiamo fatta diventare motivo di divisione.

In questo tempo difficile della pandemia abbiamo costruito il sito della Comunità alta Garfagnana che comprende tutte le Parrocchie del territorio perché c’è una dimensione che unisce tutti. Lo Spirito scende su ciascuno, sulla sua diversità, non ci vuole annientare, ma ci vuol far diventare Chiesa.

Nella seconda lettura di oggi S.Paolo ci paragona ad un corpo: se la mano vuol fare quello che fa il piede, vuole essere come il piede, è una grande falsità e neanche il corpo ne ha giovamento, anzi un danno. La diversità delle Parrocchie se la si vive come divisione, come un loro/noi – noi/loro, non siamo nella chiesa, non ci illudiamo: non siamo nello Spirito! Diamo la possibilità allo Spirito di agire: queste diversità diventano allora ricchezza, originalità condivisa. E’ come una grande orchestra dove c’è il direttore, è il Signore; poi ci sono gli strumenti: tutti vanno con ritmo, col tono giusto perché risulti una melodia ben armonizzata. Ecco il vero concerto.

Nel giorno della Pentecoste scopiamo questa dimensione comunitaria che ci fa Chiesa ci fa novità per il mondo. Pensate quanto Dio ci rispetta: ogni fiammella scende su ciascuno. Dio non ci vuole annientare, ma unire. Infatti portando a compimento la nostra originalità rende possibile l’unità. Ma questo si ha soltanto se siamo disposti a condividere. Uscire allora dalla mentalità dell’avere per entrare nella logica del dono di sé.

Oggi, Pentecoste, nasce la Chiesa. Dobbiamo sempre scoprire questo grande tesoro: rispettare le particolarità di ciascuno per diventare dono l’uno per l’altro. Questo è il progetto di Dio per la conversione di tutti gli uomini. Ricordate le prime comunità: le persone si convertivano perché dicevano: guarda come si amano. L’opera dello Spirito Santo era realtà concreta. Preghiamo perché diventi anche per noi!

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