A riguardo della situazione che stiamo vivendo per il Covid19 tengo a precisare quanto segue.
Alcune persone mi hanno riferito che circolano voci che danno il coro di Piazza al Serchio come origine di un focolaio, perché non mettono la mascherina alle prove ecc.: queste notizie non so da chi sono state diffuse, ma comunque sono totalmente false. Nessun coro parrocchiale ha avuto questo problema. C’è stato nel coro che canta la domenica un caso, peraltro è difficile dire dove abbia avuto il contagio, e poi un coinvolgimento conseguente e purtroppo inevitabile dei familiari più stretti. Tra l’altro il coro in oggetto non ha più fatto da mesi alcuna prova di canto e durante le celebrazioni stanno distanziati e con la mascherina.
La Chiesa è sicura, pertanto invito tutti a partecipare alle Celebrazioni. C’è il distanziamento abbondante, infatti abbiamo addirittura rinunciato ad un’intera panca per garantire la distanza, anche se i posti si sono notevolmente ridotti. In altre Chiese che si vedono anche in TV non c’è così tanto spazio tra le persone come da noi! E si usano tutte le precauzioni (sanificazione del luogo, gel per le mani, misurazione della temperatura, registrazione dei nomi dei presenti ecc.) indicateci a suo tempo dalle autorità.
Chiuso questo discorso vorrei però aggiungere in generale un’altra osservazione. Quando una persona risulta positiva, non è un “untore” irresponsabile che vuole fare del male agli altri diffondendo la malattia: tra l’altro ne è la prima vittima. E’una persona che purtroppo ha contratto il virus (e possiamo prenderlo tutti anche stando molto attenti), non è da additare, ma da aiutare, da sostenere, con un messaggio, con una telefonata ecc. Penso che ciascuno voglia fare del suo meglio a non prendere la malattia e tanto meno a portarla a qualcun altro. A questo riguardo anzi vedo molto scrupolo che diventa quasi una ossessione. Anch’io sono non poco disturbato da questo pensiero quando devo svolgere, anche se in modo più ridotto e con tutte le prudenze, il mio ministero. Cerchiamo di crescere come Comunità vera che si alimenta della presenza del Signore risorto incontrato nei Sacramenti e testimonia nella fraternità questa esperienza.
Invito tutti a non scoraggiarsi, ad elevare al Signore una preghiera ancora più intensa perché ci liberi presto da questa pandemia.
Don Alessandro.
